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  • Immagine del redattoreDott.ssa Moretti

"L'infertilità è una possibilità"


Oggi vorrei parlarvi dell’infertilità di cosa si intende con questo termine, di quante persone ne soffrono e ne soffriranno secondo i dati statistici riportati dall’Istituto Superiore di Sanità.

Perché scrivere questo post? Perché spesso dalle coppie che sostengo in terapia mi sento dire: “Avrei voluto sapere che l’infertilità era una possibilità” “Si dà così per scontato e semplice che si possa rimanere incinta che si fa di tutto inizialmente per evitarlo nessuno pensa che invece ciò non potrebbe accadere” ecc. ecc.

Inoltre, constato un forte sentimento di solitudine, per non riuscire a trovare comprensione e adeguato supporto nella propria cerchia di familiari e amici, anche, per l’ignoranza riscontrata sul tema e sui relativi trattamenti.

Una delle conquiste raggiunte nel tempo è stato proprio quello di liberare la sessualità dalla procreazione assumendo sempre più un valore di scelta, da concretizzare al momento opportuno: quando si trova il partner giusto, le condizioni economiche lo permettono, si è acquisita una posizione lavorativa stabile ecc. Quando quel momento arriva, ma la gravidanza no, si scopre che non è così naturale, facile e scontato e, quando si riceve la diagnosi di infertilità che, può riguardare tanto la donna, quanto l’uomo, crolla il mondo addosso! Accettare di dover ricorrere ai percorsi di PMA o all’adozione è scioccante e doloroso da accettare.

Non posso fare una trattazione medica perché non mi compete, mi limiterò a fornire qualche dato statistico e ad indicare alcune della cause che possono portare a questa diagnosi.


Cosa si intende per infertilità?

Anche se si tende a utilizzare il termine infertilità indistintamente è opportuno informare che: si parla di infertilità, quando una coppia dopo due anni di rapporti regolari e non protetti, non riesce a concepire un figlio. Si parla di infertilità secondaria quando questa difficoltà sopraggiunge in seguito all’aver già avuto dei figli.

Con il termine sterilità ci si riferisce invece a quelle coppie affette da una precisa patologia irreversibile o che restano non fertili anche dopo un iter diagnostico e terapeutico esauriente e svolto in un tempo ragionevole.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’infertilità colpisce circa il 15% delle coppie con una ripartizione praticamente equa fra donne e uomini, mentre nel 20% dei casi le difficoltà di concepimento sarebbero da collegare a una combinazione di cause relative ad entrambi i partner. Non è indifferente la percentuale (20%) di casi in cui non esiste alcuna causa apparente che possa impedire una gravidanza, quando analisi e test medici escludono anomalie evidenti si parla di infertilità idiopatica.

Si tratta di dati in continua e costante crescita, tanto che l’ISS prevede il 19% delle future coppie avrà problemi riproduttivi dopo due anni e di queste ben il 4% saranno caratterizzate da subfecondità, cioè una potenzialità riproduttiva inferiore di 3 o 4 volte rispetto alla norma. Un fattore incisivo di subfecondità è l’età della donna, con l’età, infatti, invecchiano i gameti femminili e aumenta il rischio di malattie connesse all'infertilità-sterilità. Si tratta spesso di malattie comuni che possono capitare negli anni, tra cui le malattie infiammatorie pelviche, le patologie tubariche, lo sviluppo di fibromi uterini, l’endometriosi.


Le cause di infertilità femminile

Fra le cause di infertilità femminile, si riscontra una grossa incidenza statistica dei problemi relate alle tube che possono impedire o rendere difficoltoso il passaggio dell’ovulo fecondato verso l’utero.

Un’altra patologia che può avere effetti negativi sulla fertilità è l’endometriosi. Che colpisce circa il 10% delle donne (i casi in Italia sono 3 milioni) causando problemi di infertilità in circa il 40% dei casi.

Un’altra fra le principali cause di infertilità femminile è rappresentata dalla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) che colpisce una percentuale di popolazione all’incirca del 20%. In questa ipotesi, frequentemente, l’irregolarità o l’assenza delle mestruazioni può determinare problemi nel concepimento.


Le cause di infertilità maschile

Negli ultimi 10-15 anni si è registrato un poderoso aumento anche dell’infertilità maschile. Un dato allarmante si accompagna alla diffusa tendenza maschile, che si attesta intorno al 90%, di non fare adeguata prevenzione e di rivolgersi all’andrologo solo in caso di sospetto concreto di patologia.

Secondo molti studi, la percentuale di milioni di spermatozoi per millilitro si sarebbe quasi dimezzata negli ultimi 50 anni. Per questo motivo circa il 35% dei casi di infertilità ha una causa maschile, fra le principali cause di questa netta flessione lo stress, il fumo, l’obesità e l’esposizione a fattori inquinanti.

Oltre alle cause che colpiscono il liquido seminale, quali appunto, la aspermia (assenza del liquido stesso), la azoospermia (mancanza di spermatozoi), o l’astenospermia (la ridotta motilità degli spermatozoi), non sono rare neanche tutte le patologie in grado di alterare la struttura e la funzione del testicolo o del pene (come, ad esempio, criptorchidismo, ipospadia, varicocele (che coinvolge il 10% degli uomini, causando problemi di infertilità in circa il 30% dei pazienti che ne soffre), patologie purtroppo in aumento.

Il tumore al testicolo, in particolare, è sia un fattore di rischio in se stesso che in conseguenza del trattamento chemioterapico o radioterapico utilizzato (solo il 40% recupera la funzione riproduttiva). Per ovviare alle difficoltà riproduttive cui vanno incontro gli uomini che devono sottoporsi ad una cura per il tumore al testicolo, è possibile raccogliere e crioconservare gli spermatozoi prima di interventi o terapie a rischio.

L’età dell’uomo è molto meno significativa. Tuttavia, uomini in età avanzata hanno un eiaculato peggiore sia in termini qualitativi che quantitativi. Gli spermatozoi sono di meno, sono meno motili, sono più frequenti le anomalie cromosomiche. Un ovocita fecondato da uno spermatozoo non normale, va incontro spesso ad un aborto spontaneo o sarà portatore di malattie genetiche.


L’importanza della prevenzione

Quando scrissi e poi discussi la mia tesi sugli aspetti psicologici dell’infertilità, di questa se ne conosceva e parlava davvero molto poco io stessa la conobbi grazie alle mie ricerche e studi universitari, tanto che, i risultati del referendum che si tenne da lì a poco, in merito alla abrogazione di alcuni articoli della legge 40, ha rispecchiato l’ignoranza della popolazione in merito sia all’infertilità che alla sofferenza delle coppie che allora si recavano, prevalentemente, all’estero per sottoporsi ai trattamenti di PMA. Qui in Italia si conosceva prevalentemente l’adozione come soluzione.

Va da se leggendo l’articolo che il mio obiettivo nel far conoscere l’infertilità, oltre quello di informare e creare comprensione e accoglienza verso chi ne soffre è anche quello di invitare ad una adeguata prevenzione. Uno dei fattori che incide in maniera importante sull’aumento dei casi di infertilità, consiste nella bassa coscienza del problema da parte delle coppie e, di conseguenza, nel notevole ritardo nella richiesta di un aiuto medico. Secondo statistiche condotte a livello internazionale, soltanto il 56% delle coppie infertili chiede tempestivamente aiuto a degli specialisti e, di queste, soltanto il 22% decide di sottoporsi a un percorso adeguato di cura. Un problema molto evidente anche in Italia: uno studio multicentrico condotto nel 2013 ha messo in evidenza come l’intervallo medio fra la presa di coscienza di un’eventuale infertilità e la prima consultazione medica è di circa 13 mesi, mentre il lasso di tempo fra la prima visita medica e lo sviluppo di un percorso di cura da parte di un centro specialistico è di circa 10 mesi.


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